Pubblicato su Politica Domani Num 31 - Dicembre 2003

Il Senato americano dice sì alla ricerca su nuove armi nucleari
Dove sono le armi di distruzione di massa
Non sono state trovate in Iraq, ma ci sono. Le stanno perfezionando negli USA e in Russia. Sono in possesso di altri 44 paesi. Anche l'Italia le ha approvate per il suo arsenale bellico

di Marianna Bartolazzi

Lo scorso 17 settembre, a Washington, il Senato degli Stati Uniti ha dato via libera ai fondi per la ricerca su una nuova generazione di armi nucleari. Con 53 voti a favore e 41 contrari, il Senato a maggioranza repubblicana ha respinto la proposta democratica di tagliare 21 milioni di dollari di fondi destinati alla ricerca sulle "mini" bombe nucleari e i "bunker busters", da un più ampio provvedimento di spesa sull'energia.
Le nuove armi si chiamano "mini-nukes" o "bunker busters"; non sono in grado di distruggere città, un intero paese o forze convenzionali, come le armi atomiche "tattiche", ma possono penetrare qualsiasi bunker in cui si nasconda un nemico (oggi, terrorista).
A conti fatti, la guerra in Iraq, perpetrata per disarmare un pericoloso dittatore che si era dotato di armi atomiche, non ha reso il mondo più sicuro dalle minacce nucleari. Rischia invece di accrescere il proliferare del riarmo nucleare da parte di altri paesi. L'America di Bush vuole una nuova generazione di bombe atomiche, sia pure "mini"; la Russia di Putin reagisce progettando una nuova generazione di armi strategiche, per non essere da meno; altri paesi come Iran, Corea, Cina, Francia, Israele, India, Pakistan, seguono a ruota.
Dopo una fase storica di impegno comune nei confronti della riduzione degli arsenali nucleari, negli ultimi anni '90, si è passati ad una nuova fase di rinnovata corsa agli armamenti. Il risultato è che oggi, dopo il processo di allentamento delle tensioni mondiali successivo alla Guerra Fredda, il rischio di un ricorso effettivo alle armi nucleari e di distruzione di massa è più concreto che mai, e non proviene certo dall'Iraq.
Documenti ufficiali dell'Onu stabiliscono che sono 44 i paesi che di fatto dispongono di capacità nucleare, oltre che di armi chimiche e biologiche difficilmente localizzabili. Ci troviamo di fatto a sedere su una polveriera, giorno dopo giorno, e vorremmo capire meglio cosa sta accadendo.

Le nuove armi nucleari
Da vari anni gli Stati Uniti hanno lanciato la più massiccia corsa agli armamenti della loro storia: il bilancio militare americano è aumentato, nel giro di quattro anni, di più di 150 miliardi di dollari, e ammonta oggi ad una somma che supera di gran lunga la spesa combinata delle 14 potenze militari che seguono gli States nella lista. 500 miliardi di dollari è il budget per le spese militari appena approvato dal Congresso degli Stati Uniti. In quest'astronomico bilancio aumentano le spese per nuove armi. Washington sta cercando di realizzare testate nucleari di nuova concezione, le "bombe nucleari a bassa intensità".
I contestati test nucleari eseguiti nel 1995 da Chirac furono attuati anche per conto degli Usa, per sperimentare cariche di potenza variabile. Si tratta di un mega-progetto per effettuare test nucleari virtuali, con l'uso di super-computer, del costo totale di 67 miliardi di dollari in 15 anni, del quale uno degli scopi era la sperimentazione necessaria per la costruzione proprio di bombe atomiche a bassa intensità. Un laboratorio governativo ha descritto il più potente super-computer del mondo, lo "ASCI White", realizzato dall'IBM: pesa come 17 elefanti, assorbe per il raffreddamento quanto 765 abitazioni, ed esegue in un secondo 12,3 trilioni di operazioni (123 seguito da 14 zeri); la simulazione di un'esplosione nucleare, prevista per il 2005, richiede l'esecuzione di 100 trilioni di operazioni al secondo (100 seguito da 15 zeri).
Un secondo progetto è la "National Ignition Facility": 192 laser simulano il calore generato da un'esplosione termonucleare (costo del progetto, oltre 1,2 miliardi di dollari). La proposta di una nuova generazione di testate nucleari a piccola potenza non è nuova, ha almeno due anni e circolava già tre anni fa in Russia.
Questi progetti tendono a cancellare la distinzione tra armi nucleari e convenzionali, a legittimare l'uso di armi nucleari in un conflitto convenzionale e, dicono, ad abbassare la soglia di un conflitto nucleare.

I test nucleari
Negli Usa sembra consolidarsi l'opinione di lasciare aperta una porta ad un'eventuale ripresa dei test nucleari. Da anni vengono eseguiti test sotterranei sub-critici con plutonio in Nevada, a Los Alamos e al Livermore Laboratory, mentre il programma segreto "Appaloosa" prevede simulazioni a scala naturale di esplosioni nucleari in superficie usando plutonio 242 come surrogato del plutonio militare. Si moltiplicano le pressioni per una ripresa dei test nucleari effettivi, soprattutto per sviluppare le nuove testate "low-yeld" (a bassa intensità). Anche Russia e Cina eseguono test nucleari sub-critici. Un ulteriore fattore di tensione e pericolo è costituito dal fatto che Washington continua a mantenere più di 2000 testate strategiche in stato di allerta costante, puntate sui bersagli "nemici" (500 testate sono puntate solo sull'area di Mosca).

Guerra dallo spazio
A complicare questo scenario interviene il ruolo crescente e l'effetto destabilizzante che assumono le armi convenzionali ad alta tecnologia e precisione, che gli Usa stanno freneticamente sviluppando. Le proposte strategiche per il futuro ("Joint Vision 2010", "Spacecom 2020") aspirano a riconquistare l'egemonia nello spazio con un dominio a tutto campo basato su un sistema di controllo digitale. Fanno parte del sistema satelliti di spionaggio, allarme e comando-controllo, difese missilistiche, piattaforme spaziali dotate di armi ad alta tecnologia e precisione, per colpire qualsiasi punto del pianeta in pochi minuti. Washington sta studiando un "bombardiere spaziale"; si tratta di un "veicolo sub-orbitale" lanciato da un aereo, a velocità 15 volte superiore a quella degli attuali bombardieri, capace di distruggere da un'altezza di 60 miglia bersagli dall'altra parte del pianeta in 30 minuti.

La "cyber-war "
Durante la guerra dei Balcani gli Usa, nel massimo segreto, lanciarono un'offensiva di "cyber-combat", disturbando la rete di comando-controllo dell'esercito jugoslavo, azzerando i computer della difesa aerea integrata, inserendo messaggi ingannevoli, disturbando anche la rete telefonica.
Si fa sempre meno chiara la differenza tra obiettivi militari e non, e vengono a cadere i limiti imposti dalla legalità e dall'etica. Situazione tanto più grave in quanto ben 23 paesi possiedono attualmente capacità in questo campo e possono combattersi con queste armi.
Il Pentagono, che chiama questo settore "information warfare" (IW), ha creato un nuovo centro militare nella base aerea di Peterson, Colorado Springs, sotto il "Air Force Space Command". Suo compito è gestire le forze di "cyberwarfare" - un Battaglione Spaziale, un Mobile Technology Team, un Laboratorio di Difesa Spaziale -, per coordinare sia la difesa della rete informatica militare da minacce esterne, sia le azioni offensive. E sono allo studio addirittura metodi per modificare le condizioni atmosferiche per fini bellici.

Anche da noi, in Europa e in Italia
I piani militari americani rasentano la fantascienza e sembrano usciti da un videogioco del tipo "space invadors", ma sono progetti reali. In Europa tutto questo non sarebbe possibile, Lo vietano i trattati ratificati negli ultimi anni. Ciononostante anche in Europa esiste "materiale per bombe", nelle centrali sperimentali e nelle industrie che producono isotopi radioattivi per gli ospedali.
E in Italia? In barba all'art.11 della nostra Costituzione e alla proclamata superiore nostra sensibilità in fatto umanitario, il nostro parlamento ha approvato, a modifica della legge 185 sugli armamenti (modifica fortemente contestata dai movimenti pacifisti e dall'opposizione e altrettanto e più fortemente voluta dalla maggioranza di governo), anche questa "chicca", divenuta effettiva con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 25 luglio 2003: fra le armi consentite e a disposizioni delle nostre forze armate ci sono anche "agenti biologici e sostanze radioattive adattati per essere utilizzati in guerra per produrre danni alle popolazioni o agli animali, per degradare materiali o danneggiare le culture o l'ambiente, ed agenti di guerra chimica". Tra le sostanze che si possono "lecitamente" impiegare ci sono: gas nervini, ipriti, agenti defolianti, macchinari in grado di spargere i suddetti veleni, impianti atti a produrre plutonio 239. Non ci resta che piangere, o è possibile ancora fare qualcosa?

 

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Num 31 Dicembre 2003 | politicadomani.it