Pubblicato su Politica Domani Num 31 - Dicembre 2003

Frodi internazionali
Come rubare le idee, farsi ricchi e farla franca
Le multinazionali alimentari brevettano il cupuaçu contro i poveri del Brasile

di Maria Mezzina

Teobroma grandiflorum è il nome scientifico di un frutto che appartiene alla cultura delle tribù dell'Amazzonia. È stato per generazioni il cibo di cui si sono nutriti gli abitanti della foresta tropicale, uomini e animali. In origine gli alberi di cupuaçu si trovavano lungo il Rio Negro e le rive settentrionali dell'Orinoco, dove il frutto veniva utilizzato anche a scopi medicinali: per facilitare i parti difficili, dopo essere stato benedetto da uno sciamano e contro i dolori addominali.
Il frutto è piuttosto grande: 20 cm di lunghezza per un peso di 1-2 kg, protetto da una scorza lignea che contiene dai 20 ai 45 semi avvolti da una polpa tenera e dal sapore delicato di cioccolata che costituisce il 35-45% dell'intero frutto. Gli alberi crescono, senza particolari cure, specialmente nelle regioni degli antichi insediamenti tribali. A partire dagli anni '80, gli agricoltori brasiliani hanno cominciato a sfruttare il frutto per produrre, con i semi, un tipo di cioccolata chiamato "cupulate" dal sapore molto delicato, mentre la polpa è usata per produrre dolci, gelati, creme e torte, per il piacere di piccoli e grandi. Fino al 2000 il frutto, che cresceva spontaneamente nella foresta, aveva un costo molto limitato, ora il suo prezzo varia dai due ai quattro dollari per kilogrammo.
Alla fine degli anni '90 il seme del cupauçu ha cominciato a suscitare l'interesse dei giapponesi. A partire dal 30 ottobre del 2001, un fantomatico "inventore" giapponese, il sig. Nagasawa Makoto, si è presentato ripetutamente all'ufficio brevetti per registrare alcune sostanze ("oli", "grassi" e altri "prodotti organici") e i metodi di produzione e di uso delle stesse. In pratica l'inventore si è appropriato dei metodi di lavorazione e produzione del cupuaçu e persino del nome del prodotto. Fino al 2008 tutti i produttori, compresi quelli del Brasile che producono e lavorano il frutto da quasi vent'anni, saranno obbligati a pagare royalties per un lavoro ed un prodotto che appartiene alla tradizione e alla cultura del luogo. Il problema che il nostro pretestuoso inventore è riuscito a risolvere è di "produrre per il largo consumo un cibo altamente salutare, per esempio un dolce sul tipo del cioccolato, il quale contiene una grande quantità di acidi grassi non saturi utili a trattenere le sostanze salutari ma non quelle analettiche quali, per esempio la caffeina, la teobromina e altre sostenze analoghe". La soluzione trovata dal "geniale" inventore consiste nell'avere "utilizzato per produrre questo cibo così sano, i grassi del cupuacu che derivano dai semi del Cupuacu". Geniale. Una piccola truffa facilmente perseguibile, se non fosse che dietro il sig. Nagasawa Makoto ci sono delle potenti multinazionali. Perché il sig. Makoto è il direttore della Asahi foods e del Cupuaçu International Inc. I brevetti successivi (dicembre 2001 e luglio 2002) sono ancora più espliciti e circostanziati e si riferiscono anche ai metodi di produzione della pianta, di lavorazione del frutto e di realizzazione dei prodotti. I brevetti sono stati registrati in Giappone, in Europa e presso la WIPO (World International Property Organization).
Agli interessi legati al diritto di proprietà vanno aggiunti gli enormi interessi economici che la "scoperta" di questi cibi particolarmente sani e gustosi derivati dal cupuaçu ha messo in moto. Il giappone ha infatti esportato dall'Amazzonia circa 50 tonnellate di semi di cupuaçu solo nei primi quattro mesi del 2002, un'esportazione destinata ad aumentare in dodici mesi fino a circa 200 tonnellate.
Insomma, una bevanda a basso prezzo, energetica e salutare, il cupulate, che per queste ragioni stava per essere utilizzata su larga scala in Brasile nelle scuole pubbliche, così come è accaduto per anni nella città di Manaus è diventata proprietà di una multinazionale giapponese. Questo, nonostante la produzione di cupulate sia stata sviluppata presso l'istituto pubblico di ricerca Embrapa Amazonia Oriental di Belem sin dal 1985 e sia stata brevettata nel 1990 senza però l'obbligo di richiesta di licenze a pagamento.
Ma dal Brasile, dove le società civile è capace di organizzarsi e lottare insieme, è partita una campagna contro la biopirateria sostenuta da molte organizzazioni, fra le quali il Grupo de Trabalhadores de Amazonia. Ha aderito alla campagna il gruppo tedesco radicale Buko (Bundeskoordination Internationalismus), che sta cercando altri partner europei interessati al problema e pronti a sostenere il Brasile.

 

Homepage

 

   
Num 31 Dicembre 2003 | politicadomani.it