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Goethe a Velletri "Velletri, 22 febbraio 1787 Velletri è in bellissima posizione, sopra una collina vulcanica che, collegata da altre colline solo verso nord, offre la più ampia seduta solo verso le tre altre direzioni. Abbiamo veduto il museo del cavaliere Borgia, il quale, grazie alla sua parentela col cardinale e alle sue aderenze colla Propaganda, è riuscito a mettere insieme oggetti antichi preziosi ed altre cose curiose: idoli egiziani di pietra durissima, figurine in metallo d'epoca remota e recente, scavate nei dintorni, e quei bassorilievi di terracotta, pei quali si vorrebbe attribuire agli antichi Volsci uno stile tutto proprio. Molte altre rarità d'ogni
fatta possiede questo museo. Ho notato due cofanetti cinesi lavorati
a seppia; sui lati dell'uno è riprodotto l'allevamento completo
dei bachi da seta, sull'altro la coltivazione del riso: l'uno e l'altro
d'un'estrema ingenuità e gran finitezza di esecuzione. È certamente imperdonabile
che un tal tesoro, a due passi da Roma, non sia visitato più spesso. Scrivo tutto questo in una pessima locanda, né mi sento la forza e la lena di continuare. Felicissima notte, dunque!" [Da J.W. Goethe "Viaggio in Italia", ed. Sonzogno] Nel suo viaggio in Italia, Goethe ha dedicato alcune giornate a visitare la campagna dei castelli romani. Una delle tappe è stata Velletri, della quale l'artista ha lasciato, probabilmente, anche uno schizzo a matita, penna e china di una località collinosa non precisata. Il ricordo del poeta è diviso fra l'ammirazione per le opere conservate al museo Borgia, e lo stupore per la sfrontatezza delle donne veliterne.
La fama della collezione d'arte del Museo Borgia a Velletri è antica, ma la sua storia è costellata di difficoltà di ogni genere che ne hanno provocato la dispersione e, in parte, la scomparsa. La famosa raccolta apparteneva alla
famiglia Borgia, forse imparentata in qualche modo con il papa Alessandro
VI. Essa era stata iniziata nel XVII secolo da Clemente Erminio Borgia
(1640-1711). Alessandro Borgia (1682-1764), Arcivescovo di Fermo eredita
la collezione e la arricchisce di un cospicuo medagliere. Nel 1748,
nella piccola badìa della Trinità, attigua al palazzo,
viene sistemato un lapidario organizzato secondo un criterio museografico.
Successivamente il cardinale Stefano Borgia, costituisce il suo celebre
Museo approfittando del fatto che, come Segretario di Propaganda Fide,
l'organo ufficiale responsabile della politica missionaria della Chiesa,
fin dal 1770 è in grado di raccogliere oggetti provenienti da
paesi che erano esclusi dai normali canali battuti dai collezionisti
di opere d'arte. È stato necessario aspettare quasi cinquant'anni perché il sogno di museo universale che Stefano Borgia aveva voluto realizzare, potesse essere ricomposto per la città, sia pure per un arco di tempo limitato, in due manifestazioni: il Convegno Internazionale "Le Quattro Voci del mondo: arte, culture e saperi nella collezione di Stefano Borgia 1731-1804" (nel 2000) e la splendida mostra al Palazzo Comunale "La collezione Borgia. Curiosità e tesori da ogni parte del mondo" (marzo-giugno 2001).
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Num 21 Gennaio 2003 | politicadomani.it
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