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Precisazioni m.m. Un film (non un documentario, a cui si chiede adesione assoluta alla verità e completezza nella narrazione) va preso e giudicato per quello che è: un film. Alla mostra del cinema di Venezia è stato premiato un film, "Magdalene", che ha fatto indignare, e su questa indignazione ci si è divisi, favorevoli e contrari. Non è in discussione il valore artistico del film (sceneggiatura, fotografia, interpretazione, pregnanza della storia narrata), ma se ciò che il regista ha narrato sia vero o no. L'onda di emozioni suscitate da una bene accorta regia ha preso il sopravvento sulla valutazione artistica e la contestualizzazione dell'opera, generando l'inevitabile quanto ormai scontato coro dei soliti che, da una parte e dall'altra, gridano allo scandalo.Peter Mullan ha trasposto su pellicola una storia, naturalmente a suo modo (è un regista), lo ha fatto con la sua sensibilità e le sue capacità espressive ed ha scelto la storia che voleva narrare. L'ha narrata bene: il film ha vinto il Leone d'oro. Ha detto tutta la verità? Non è questo il compito di un'opera d'arte cinematografica. Mullan ha fatto il suo mestiere, noi facciamo il nostro di spettatori preparati e informati. Vittorio Messori, noto scrittore cattolico, ha chiarito sul Corriere della sera del 14/09/2002 alcuni punti che qui riportiamo: "I 'Magdalen's Institutes', prima ancora che case religiose, erano "Riformatori giudiziari", "Case di correzione minorile", in diretto collegamento con il ministero della Giustizia e la magistratura della Repubblica d'Irlanda. La gestione, affidata a congregazioni religiose era sottoposta al controllo degli ispettori dello Stato, che esigeva dalle suore rigorosa sorveglianza e disciplina sulle ospiti e teneva le monache responsabili in caso di fuga o di rivolta. La grande maggioranza delle ricoverate era composta da giovanissime inviate negli Istituti con sentenza dei tribunali minorili a causa di reati penali. [una] minoranza [era] composta da ragazze ricoverate nelle Houses su richiesta esplicita dei genitori. Il lavoro manuale era imposto dalla convenzione con lo Stato, sia per fini "rieducativi" che per intenti economici: almeno parte della spesa per la gestione dei Riformatori doveva rientrare grazie all'attività delle lavanderie, i cui clienti erano soprattutto Ferrovie dello Stato, accademie militari e altri enti governativi. Dei soldi la Superiora doveva rendere ragione al ministero della Giustizia oltre che alla sua Congregazione religiosa. In Gran Bretagna le Case di correzione minorili (gestite, qui, dalla Chiesa anglicana) non differivano da quelle irlandesi, quanto a regolamento sostanzialmente carcerario. Nei mitici, esclusivi, costosi colleges, essi pure anglicani - da Oxford, a Cambridge, a Eton - dove si allevavano i rampolli delle migliori famiglie dell'Impero, i ragazzi non erano trattati molto meglio: anche qui erano in vigore, tra l'altro, le punizioni corporali, con fruste, bastoni, digiuni imposti, inginocchiamenti in pubblico. [è] il 1964. Uno degli ultimi anni, cioè, dell'Ancien Régime: sia per la Chiesa, alla vigilia della svolta del Postconcilio, sia per la società civile, prossima a quel Sessantotto che avrebbe determinato un cambio totale di sensibilità e di prospettive." (Da "Magdalene. Io, cattolico indignato", di Vittorio Messori, Corriere della sera - Sabato 14 Settembre 2002, pp. 1.16 Cronache)
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Num 17/18 Sett/Ott 2002 | politicadomani.it
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