Pubblicato su Politica Domani Num 11 - Febbraio 2002

Memorie
GIORGIO PERLASCA
L'italiano che si finse diplomatico spagnolo

Chiara Graziosi

Deportazioni degli ebrei ungheresi: il loro eroe è Giorgio Perlasca. Italiano, di famiglia borghese, aderì inizialmente al fascismo, con entusiasmo e, dopo aver abbandonato gli studi, partì volontario per l'Abissinia. Nel 1936 si recò in Spagna per combattere a fianco dei franchisti, ma alla fine ritornò deluso e critico nei confronti di Mussolini e di Hitler.
Dopo varie peripezie, alla fine del 1942 Perlasca si stabilì a Budapest dove lavorò per conto della SAIB, Società Anonima Importazione Bovini, azienda italiana che commerciava carni, in pratica come incaricato d'affari e con lo status di diplomatico, nei paesi dell'Est per comprare carne per l'Esercito italiano impiegato. Dopo l'occupazione tedesca dell'Ungheria, avvenuta nei primi mesi del 1944, Perlasca finì con l'essere ricercato dai nazisti, ma egli riuscì abilmente ad avere dall'ambasciatore spagnolo un passaporto ed un certificato con la qualifica di funzionario di quell'ambasciata. Con altri diplomatici neutrali egli inizia a radunare parecchi ebrei ungheresi in edifici di proprietà delle ambasciate per proteggerli dalla follia nazista.
Il 29 novembre l'ambasciatore spagnolo Angel Sanz Briz fuggì da Budapest lasciando l'ambasciata in balia dei tedeschi, e così Perlasca decise di prendere il suo posto, fingendosi un diplomatico spagnolo; da questo momento in poi egli lavora incessantemente insieme ai suoi aiutanti per dare agli ebrei assistenza, cibo e documenti spagnoli falsi, fino all'arrivo a Budapest delle truppe sovietiche, che liberarono la città dai tedeschi. La vicenda di Perlasca è, dunque, significativa perché riguarda un uomo comune che, anziché fuggire alle prime avvisaglie di pericolo, si inventa un ruolo come diplomatico di uno stato neutrale che lo porta a rischiare più volte la propria vita.
Giorgio Perlasca restò praticamente sconosciuto fino al 1987, quando dopo molte ricerche di alcune donne ungheresi di religione ebraica la sua storia venne a conoscenza. Quelle donne, con la loro caparbia ricerca, tramite il giornale della comunità ebraica di Budapest chiedevano notizie di un diplomatico spagnolo, Jorge Perlasca, che durante la seconda guerra mondiale aveva salvato migliaia di ungheresi di religione ebraica. Fu così che egli fu insignito di molte riconoscenze, ma in particolare fu riconosciuto "giusto tra i giusti" dall'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme, dove si recò anche per piantare un albero nel "Parco dei Giusti", nel quale migliaia di piante ricordano i nomi di tutti coloro che aiutarono gli ebrei durante gli anni dello Sterminio.
Il suo albero fu piantato in un luogo di grande prestigio, accanto a quello piantato in onore di Simon Wiesenthal, il "cacciatore" di criminali nazisti.
Enrico Deaglio, nel 1995, scrisse un libro, "La banalità del bene", che narrava la sua storia. Il bene, è la tesi di Deaglio, può essere fatto da chiunque, anche da una persona come Perlasca, che con la sua semplicità e spontaneità riuscì a salvare migliaia di ebrei da morte certa.
Giorgio Perlasca è morto a Padova nel 1992.

 

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