Pubblicato su Politica Domani Num 11 - Febbraio 2002

Clonazione
… TERAPEUTICA O RIPRODUTTIVA?
Il primo embrione umano clonato

Sara Maone

Ricorderemo tutti l'anno 1997 per quell'evento che tanto scalpore suscitò in ogni ambito sociale e culturale: la clonazione della pecora Dolly. Da quell'anno la scienza, pur tra mille difficoltà e mille condanne a livello etico, ha continuato la sua corsa verso un progetto ambizioso e, se vogliamo, pericoloso: la clonazione di embrioni umani. Essa è riuscita nel suo scopo: il 13 ottobre 2001 presso il laboratorio della Advanced Cell Technology, dopo mesi di tentativi, furono osservati al microscopio i primi embrioni umani prodotti usando la tecnica del trapianto di nuclei, meglio conosciuta come clonazione.Con un po' di fortuna, gli scienziati del laboratorio speravano di indurre gli embrioni, ancora in uno stato precoce, a dividersi fino a formare delle blastocisti, vale a dire sferette cave con un centinaio di cellule. Da queste blastocisti intendevano poi isolare cellule staminali da utilizzare come materiale di partenza per curare svariate malattie. Il primo tentativo è stato un insuccesso in quanto solo uno degli embrioni ha raggiunto lo stadio di sei cellule per poi cessare di dividersi. Successivamente gli scienziati sono riusciti a indurre cellule uovo umane - per partenogenesi, senza che fossero fecondate da spermatozoi - a svilupparsi in blastocisti. Senza dubbio, questi straordinari risultati rappresentano l'inizio di una nuova era della medicina e dimostrano che l'obiettivo della clonazione terapeutica è a portata di mano. Si deve precisare che la clonazione terapeutica è molto diversa dalla clonazione riproduttiva, il cui obiettivo è quello di impiantare un embrione clonato nell'utero di una donna e dar quindi vita a un bambino clonato. Tale procedimento è ritenuto molto rischioso sia per la madre che per il feto, tanto che viene fortemente sconsigliato e lo sarà fino a quando non saranno risolti i problemi etici e di sicurezza che esso solleva. Lo scopo della clonazione terapeutica è invece quello di ricavare dai primissimi stadi, cellule staminali da coltivare in vitro, al fine di sviluppare tessuti utili per la terapia di molte patologie. E' quindi assai spiacevole che molti sostenitori della clonazione riproduttiva stiano cercando di adottare il termine "clonazione terapeutica" affermando che l'impiego dei metodi di clonazione per dare un bambino ad una coppia che non può averne significa curare l'infertilità. Come già detto si tratta di due cose ben distinte. Ma quali sono i processi della "clonazione terapeutica"? In maniera molto schematica essi possono essere così riassunti: cellule uovo, private del loro nucleo, vengono inoculate con il nucleo prelevato da fibroblasti o con cellule del cumulo di un donatore (cellule ovariche che hanno la funzione di nutrire le uova in via di sviluppo nell'ovaio) e quindi esposte a una miscela di sostanze chimiche e di fattori di crescita che le attivano e le inducono a dividersi. Alcune di queste si sono divise fino ad arrivare a 4-6 cellule. Ma la scienza non si è fermata qui. Si sta studiando, infatti, il modo per indurre cellule uovo umane a dividersi e a generare embrioni in stadio precoce senza fecondazione da parte di uno spermatozoo, né enucleazione e introduzione della cellula donatrice. Si pensa, infatti, di attivare le cellule uovo prima del momento in cui avviene il dimezzamento della propria dotazione genetica, esse avrebbero così un corredo genetico completo. Cellule ottenute in questo modo potrebbero anche risultare meno problematiche dal punto di vista etico (rispetto alle cellule staminali derivate da embrioni clonati in stadio precoce). E' da sottolineare il fatto che la Advanced Cell Technology ha costituito un comitato di consulenti esterni per valutare le implicazioni etiche delle ricerche sulla clonazione terapeutica. Molti ritengono, per esempio, che, poiché un organismo clonato ha la potenzialità di svilupparsi e nascere, ha il diritto, allo stesso grado di rispetto e protezione di un ordinario embrione umano. Altri, invece, ritengono che ciò che viene ottenuto in laboratorio è un nuovo tipo di entità biologica inesistente in natura, essa non ha organi, non può sentire né pensare…non è un essere umano. Le posizioni sono inevitabilmente molto diverse e mentre la scienza continua inarrestabile la sua corsa verso il progresso, rimangono inspiegate molte domande che ciascuno di noi si pone: è ammissibile creare un'entità umana in fase di sviluppo solo per distruggerla? E' giusto prelevare cellule uovo umane per ricerche scientifiche? Quali problemi etici si pongono nei confronti delle persone le cui cellule vengono clonate? E, infine, la clonazione terapeutica faciliterà l'avvento di quella riproduttiva, ossia la nascita di un bambino clonato?

 

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Num 11 Febbraio 2002 | politicadomani.it