Pubblicato su politicadomani Num 103/104 - Giugno/Luglio 2010

Scuola Massimo D’Azeglio di Marano di Napoli
Coreografie, cori e canto sono l’anima del “Music ... All!”
I moduli didattici previsti dagli obiettivi del POR - FSER Campania 2007-2013 in tema di educazione e di lotta all’abbandono scolastico passano, nella D’Azeglio di Marano, per una serie di laboratori pratici

di Maria Mezzina

È senza ombra di dubbio la parte più divertente, quella che del musical è l’anima spumeggiante. Parliamo della musica, i canti, i balletti e le coreografie che fanno di una storia qualsiasi, anche esilissima, uno spettacolo pirotecnico coinvolgente e trascinante. È anche quella che maggiormente impegna i docenti in un lavoro di organizzazione e preparazione degli alunni concentrato soprattutto negli ultimi giorni di prova. Avete presente lo splendido “Fame”, il serial televisivo americano sbarcato sulla nostra tv con il titolo di “Saremo famosi”? Lì, in una prestigiosa scuola di spettacolo di New York, le storie personali si intrecciano con la tensione verso la perfezione del movimento corale, del suono e dell’armonia corale, in un intreccio di personale e collettivo dove l’impegno degli studenti si intreccia con quello degli insegnanti. Qui, nel progetto della D’Azeglio la tensione sui ragazzini è minore ma l’impegno, rapportato alla loro età e al significato che nella loro innocenza, attribuiscono a questo spettacolo non è da meno di quelli della scuola di New York. Qui le tensioni sono minori, l’impegno è vissuto più come un gioco, non c’è il pathos della scelta per la vita. Eppure, sotto la forma del gioco si imparano tecnica e disciplina; si impara la divisione del lavoro, a rapportarsi con gli altri, la condivisione delle responsabilità.
Ribadiamo qui quanto già ampiamente illustrato nel primo articolo di questa piccola serie: il progetto Scuole Aperte a cui aderiscono le scuole della Regione Campania è finanziato dalla Unione Europea per combattere nel Sud la dispersione scolastica che in Campania è del 25% (contro un tasso di abbandono del 20% in Italia e la media nell’UE del 15%). Dispersione che si traduce in maniera quasi automatica e pressoché inevitabile in disoccupazione e inoccupazione, e manovalanza al servizio della criminalità organizzata. Un danno sociale ed economico gravissimo che in ultima analisi ricade non solo sul territorio ma sull’intero paese. La famiglia e la scuola, con la parrocchia e le attività collegate al volontariato e all’associazionismo, rimangono i più validi baluardi contro questa deriva che non è solo una questione di legalità o un problema sociale, è una questione culturale. In piena età evolutiva, quando dalla infanzia si passa all’adolescenza che è poi l’età in cui si pongono le basi dei comportamenti per l’età adulta, è la scuola ad avere il ruolo maggiore nella formazione dei ragazzi.
Il teatro della scuola si apre sulla destra dell’ampio ingresso alla scuola. Un centinaio di poltroncine rosso fuoco, il semiovale del palco, il sipario aperto sulla scena di fondo dove campeggia il telo di Mary Poppins (uno dei tanti disegnati dai ragazzi per le scenografie dei ben sette musical con i quali si stanno cimentando) danno subito il senso dello spettacolo in fase avanzata di preparazione. Fuori, nella hall della scuola davanti alle porte di ingresso al teatro, un gruppo di sei o sette ragazzini stanno imparando a memoria le parti recitate, ripetendosele l’uno con l’altro, e provano da soli. Dal proscenio viene la musica che accompagna cori e solisti. Due insegnanti sono impegnatissime con un gruppo di una cinquantina di giovanissimi. Difficile distoglierle dal loro lavoro e dall’abbraccio con i ragazzi. Così infatti è parso il rapporto di lavoro e di collaborazione fra i responsabili e i destinatari di questo progetto: docenti letteralmente “immersi” nei gruppi di alunni e alunni che circondano e avvolgono i loro insegnanti. Le insegnanti sono Giusy Migliaccio e Nunzia Ponzo. Responsabile della coreografia e dei balletti Giusy e responsabile dei cori e del canto Nunzia. I ragazzini dentro il teatro (in maggioranza sono signorinelle) si trovano in parte sul palco, divisi in due coretti con i rispettivi solisti ed hanno in mano i testi delle canzoni - sono in inglese e dovranno imparare senso e pronuncia di quelle canzoni -, in parte sono in attesa del loro turno di prova. La professoressa Ponzo è sul palco. Dirige i coretti, dà istruzioni, corregge, precisa, ascolta, dispensa consigli. Per ora, occupata com’è, è inavvicinabile. La professoressa Migliaccio osserva da fuori del palco. Forse è più libera. Mi avvicino e le chiedo un’intervista.
A scuola, oltre che partecipare al progetto “Music… All!”, insegna danza sportiva. È entusiasta del suo lavoro e dei suoi ragazzi. Molti di loro hanno partecipato a saggi e tornei, alcuni hanno vinto gare impegnative al palasport di Napoli. Il primo ballerino del musical è Gennaro, un suo alunno molto dotato che la danza, mi dice, ce l’ha nel Dna. Gennaro è lì che attende il suo turno di prove. Ha iniziato a ballare quando faceva solo la terza elementare; gli piace moltissimo ma gli piace anche recitare e spera di continuare nello spettacolo con una carriera teatrale. Anche Serena non è nuova a queste manifestazioni che portano i ragazzi a diretto contatto con il pubblico: ha fatto parte del gruppo di giovanissimi “produttori pubblicitari” del Marano Ragazzi Spot Festival, prestigiosa manifestazione nata a Marano e diventata ormai nazionale, che coinvolge le scuole nella produzione di spot televisivi a favore della legalità e dei diritti umani. Accanto a Gennaro è arrivata Michela, la prima ballerina. Michela ha dovuto superare la sua istintiva timidezza per essere all’altezza del suo personaggio, e ci è riuscita benissimo. Ma ci sono anche Elena, Gemma, Katia e altre ragazzine del gruppo della coreografia. Sono circa 25, mi dice Giusy Migliaccio, e lavorare con loro a questo progetto di coreografia e danza è stato piacevolissimo. I ragazzi hanno collaborato moltissimo a superare le tante piccole e grandi difficoltà: uno spazio troppo piccolo per muoversi, la complessità di mettere insieme la coreografia di ben sette musical diversi, la necessità di inventare parti e spazi importanti per tutti senza lasciare nessuno nell’ombra. Perché anche questo, valorizzare tutti, fa parte di quel progetto educativo di cui il musical è espressione.
Uno dei punti qualificanti del lavoro fatto insieme ai ragazzi, dice la professoressa Nunzia Ponzo, è stato aiutarli a scoprire e a superare le proprie difficoltà personali: i limiti, il coinvolgimento emotivo che li blocca, l’aderenza al personaggio. La scelta delle parti recitate e cantate da interpretare è stata fatta da loro. Pochi gli aggiustamenti successivi e solo quelli assolutamente necessari. Molte ragazzine (sono la maggioranza in questo gruppo), superando mille difficoltà tipiche dell’età adolescenziale, hanno ritrovato se stesse e si sono sentite realizzate nei personaggi del musical che andavano a interpretare. Alcune, come Ludovica ed Emily, è con il canto che si esprimono meglio: canzoni in inglese di quattro diversi musical.
È “Mamma mia”, il preferito, dicono i ragazzi, per la capacità di coinvolgere con il ritmo della musica e l’armonia corale dei movimenti. Poi viene “Grease”, ma a preferirlo sono i solisti che in questo musical possono meglio esprimersi come protagonisti. Una scelta didattica che riconosce nella potenza del teatro in musica quella forza educativa necessaria per arrivare fino cuore dei ragazzi. Uno strumento efficacissimo, quindi, il progetto musical scelto dalla scuola: in grado di dare ai ragazzi sicurezza, contribuendo a quella trasformazione per cui “la noia per la scuola” si trasforma invece in impegno entusiasta per un “percorso di vita” breve ma intenso, capace di operare quella trasformazione, individuale e collettiva, che è poi lo scopo finale delle risorse che l’Unione Europea ha messo in campo a favore, nello specifico, della Campania.

 

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